La Resilienza
Cosa fare quando la tua vita cade a pezzi e tutto ciò che riesci a vedere è il buio in cui sei finito?
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
In “Il dolore meraviglioso” Boris Cyrulnik compie uno studio sistematico di una serie molto variegata di casi di bambini sottoposti a traumi violentissimi — dai piccoli rinchiusi negli orfanatrofi lager della Romania comunista, agli ex internati nei campi di concentramento nazisti, dai piccoli mutilati di guerra alle vittime di abusi sessuali — dimostra come le sofferenze in tenera età non segnano per sempre il destino delle persone. Proprio nell’età che la psicologia considera critica per la costruzione della personalità — fino ai sei anni — i bambini hanno una capacità di resistenza ai traumi che l’autore definisce, con un neologismo mutuato dalla fisica, resilienza: questo permette anche ai più maltrattati di trovare autonomamente le risorse psicologiche per reagire e quindi per strutturarsi una personalità sana.
Si può concepire la resilienza come una funzione psichica, che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, al vissuto e, soprattutto, al modificarsi dei processi mentali che ad essa sottendono.
Proprio per questo troviamo capacità resilienti di tipo:
istintivo: caratteristico dei primi anni di vita, quando i processi mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;
affettivo: rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
cognitivo: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.
Una resilienza adeguata è il risultato dell’integrazione di tali elementi libidico-istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi.
La persona “resiliente” può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall’esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.
Andrea Canevaro definisce la resilienza come «la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura»[1].
È una capacità che può essere appresa e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l’acquisizione di comportamenti resilienti:
«La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.»
(Oscar Chapital Colchado (2011)
Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti.
Resilienza (psicologia) — Wikipedia
Ma devi sapere che c’è una cosa ancora più forte della resilienza ed è l’anti-fragilità.
Con l’anti-fragilità non solo resisti agli urti della vita, ma diventi sempre più forte man mano che ne ricevi, all’infinito.
La definizione di antifragile
Un estratto dal libro Antifragile: Prosperare nel disordine di Nassim Taleb, l’autore della teoria del Cigno nero, ovvero l’impossibilità di calcolare il rischio di eventi rari e consequenziali e prevedere che si verifichino.
Le cose fragili sono soggette a distruzione a seguito di eventi esterni, mentre quelle antifragili traggono forza da questi. Il miglior esempio di antifragilità è Idra, figura mitologica greca di una donna con diverse teste, a cui ogni volta che viene tagliata una testa ne nascono altre due.
Le cose antifragili amano la casualità e l’incertezza, che significa anche, in modo cruciale, amore per gli errori, un certo tipo di errori. L’antifragilità ha la singolare proprietà di consentirci di affrontare l’incertezza, compiere azioni senza capirle e farle meglio. Lasciami essere più aggressivo: siamo più bravi a fare le cose che a pensare, grazie all’antifragilità. Preferirei essere stupido e antifraglie piuttosto che estremamente intelligente e fragile, sempre.
La fragilità può essere misurata, il rischio no. La sensibilità al danno procurato dalla volatilità è duttile, molto più che la previsione degli eventi che potrebbero creare un danno.